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Residenze artistiche Opendream curate dall’organizzazione di Arte Laguna Prize

Una Residenza per Artisti, curata dall’associazione culturale MoCA Modern Contemporary Art (organizzatore di Arte Laguna Prize) in cui tre giovani, coadiuvati dall’artista Fabrice Hyber (già Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1997) lavorano alla creazione di un percorso artistico all’interno degli spazi Opendream. È questo uno dei punti di partenza della nuova vita dell’ex polo industriale di Via Noalese 94, a pochi passi dal centro di Treviso.
L’inaugurazione. Si tiene sabato 21 settembre, alle 18.30, la cerimonia d’inaugurazione del primo importante passo del processo di rigenerazione artistica Opendream. Un percorso culturale che accompagnerà gli ospiti all’interno degli spazi dell’ex fabbrica, un museo aperto in continua espansione che oggi inaugura con le opere degli artisti internazionali Marina ÓÁZ (Marina Gómez Fernández), Federica di Carlo e Ivano Troisi selezionati dai curatori Flavio Arensi, Valentino Catricalà e Martina Cavallarin.
L’ospite speciale. Fabrice Hyber, lavora a un’opera site specific, una linea sinuosa che ci accompagna all’esperienza e alla condivisione. I colori bianco, rosso, blu, giallo del filante tatuaggio a terra definiscono e ci allertano alla visione delle opere dei tre giovani artisti.
L’artista francese di fama internazionale lavora con supporti molto diversi, operando costanti contaminazioni tra le discipline del disegno, della pittura, della scultura, dell’installazione, del video. Qualsiasi evento – come questo – è per lui suscettibile di dare alla luce un comportamento, e non semplicemente l’Arte.
I curatori hanno individuato e selezionato gli artisti che sono stati scelti per la loro sensibilità e vicinanza ai temi della rigenerazione, del riuso e delle connessioni con il territorio e il suo patrimonio culturale, sociale, produttivo.
Lo scopo era quello di sfruttare le risorse presenti nei depositi dell’Ex Ceramica Pagnossin per trasformarle in opere d’arte: mentre l’artista Ivano Troisi raccoglie la “pelle” dei luoghi dove lavora (per lui la natura è la prima fonte di ispirazione e terra, acqua, aria e fuoco sono anche gli ingredienti che, sapientemente mescolati, danno vita alla ceramica simbolo del luogo). Federica Di Carlo, con la perizia dell’archeologo, ascolta il riverbero delle voci che hanno animato la fabbrica, percepisce le sensazioni, i vissuti che aleggiano ancora sospesi tra i muri della manifattura, e sceglie di raccoglierli in una testimonianza luminosa e palpabile: “Vivo alla Ceramica”. Marina ÓÁZ ricrea i colori un tempo impiegati per decorare le ceramiche e trova per loro una funzione diversa: è così che i vecchi stampi, dimenticati e ricoperti di polvere diventano altro e il colore cola come linfa vitale.

www.highlights.opendream.it

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